Il Quartiere Sacro Cuore ad Avola, di Francesco Urso

  

s-cuore-con-scritta.pngIL QUARTIERE SACRO CUORE AD AVOLA si colloca a sud-ovest del centro urbano esagonale di Avola.

Quest’area si estese e si sviluppò in gran parte all’inizio degli anni Cinquanta del Novecento estendendosi oltre il Corso Gaetano D’Agata, attorno – ed oltre – alla Chiesa del Sacro Cuore del mitico don Antonio Pozzo (sita tra Via Luigi Razza, Via Malta e Piazza Monsignor Piccione) e, raggiungendo, quindi la statale 115, che nel delimitare in quella zona il quartiere, è chiamata per quel tratto Via Santa Lucia.
Ad Est del quartiere, verso il mare, si può considerare suo punto di estensione terminale tutto il tracciato della Via Armando Casalini, dall’angolo inteso “Santa Venericchia” sino all’incrocio con la via Goffredo Mameli. Tutto quel tratto è confinante col quartiere denominato “Carrubella”.
La Via Mameli, intesa un tempo come “‘a strata re liamari” delimitava verso nord-est l’estensione del quartiere coi confini del quartiere del Fondaco e, più su, con quello del Lavinaro.
Alla fine di Via Mameli, e, a salire verso la Stazione Ferroviaria, è il tratto di Corso Vittorio Emanuele, confinante col quartiere della “Chiusa rê Miloro”, o del quartiere “rô issaru”, inglobando dentro il “Sacro Cuore” il Palazzo “De Masi” (La distorsione della modernità negli anni Sessanta faceva ritenere inferiori quei quartieri che non avessero un palazzo di così gran quantità di piani, e noi ne avevamo uno!…)
La Via Santa Lucia, poi, è il confine preciso nei riguardi del quartiere “Stazione”, tra tutti i quartieri di Avola, quello più antagonista del nostro, assieme a quello di “Carrubella”, in tutti gli anni Cinquanta e gran parte degli anni Sessanta, per quelle rinomate guerre con sassi, tra ragazzini, chiamate “savoie”.
Il quartiere si differenzia per strade ortagonali (con pochissimi cortili), adesso in via di regolamentazione con segnaletica in senso alternato di circolazione tra una strada e la successiva, per favorire la fruibilità dello scorrimento dei mezzi e per favorire i parcheggi.
Resistono come attività nel quartiere molti esercizi commerciali e diverse imprese artigianali. Sono presenti una farmacia, un laboratorio di analisi mediche.
Il legame con la coltivazione e la lavorazione della mandorla c’è stato sempre nel quartiere, tant’è che sopravvive traccia di questo rapporto anche adesso, con nomi diventati mitici nel settore.
La scuola più nota nel quartiere è quella che è stata sempre chiamata proprio “Sacro Cuore”, e che per tanti anni, è stata anche sede della Scuola Media Statale “L. Capuana. Adesso è sede della sezione di scuola materna ed elementare ” del 3° istituto Comprensivo “Capuana”, dedicata al noto poeta e scrittore avolese “A. Caja.
Nel quartiere sono presenti ancora, come già in altri di Avola, notevoli e pregiate testimonianze di architettura liberty.
Curata dagli stessi abitanti la pulizia delle strade (con rare eccezioni di indecorosa sporcizia). Vi capiterà di vedere donne pulire la parte di strada a loro pertinente, o i marciapiedi…
Nel quartiere si tiene ogni quindici giorni, sempre di giovedì, la nota “Fiera” della cittadina, e in quella occasione tutta Avola per far i propri acquisti si riversa nell’aria prospiciente il vecchio campo sportivo di calcio “Ten. Alfieri”, in quel terreno che una volta chiamavamo “L’aria”, “L’aia”, “E peri auliva rô baruni”…
Nel quartiere sono nati e vissuti tanti personaggi poi diventati famosi per la loro attività o per le loro indimenticabili gesta, qui da noi ed anche fuori. Nonché tanta gente dignitosa e operosa che ha costruito un futuro per sé e i propri cari.
Di tutta questa gente perbene si sta creando, attraverso la memoria e i ricordi, un appassionato registro, con la speranza che si veda in appresso il senso e la possibilità di una pubblicazione sotto qualsiasi forma.
Si chiede a chiunque sia interessato alle storie di questo quartiere, a chiunque vi abiti adesso, a quanti vi abbiano abitato nel passato, a quelli che intendono abitarci, o a tutti quelli che, pur non avendo nulla a che fare col quartiere, si sentano incantati e attratti da questa nostra avventura, di collaborare per come possono, secondo le proprie personali conoscenze, e secondo le proprie competenze, all’arricchimento di questo intreccio autentico e speciale di vita e di racconto.

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